Inquinamento, se gli animali domestici diventano “sentinelle” per la nostra salute

Respirano la nostra stessa aria, spesso bevono la nostra stessa acqua, talvolta dormono nei nostri letti. Così gli animali domestici, cani e gatti in primis, possono aiutarci a decifrare i pericoli che minacciano le nostre vite. Fungendo da vere e proprie “sentinelle” ambientali. Anche in considerazione di alcuni aspetti spesso sottovalutati: gli uccelli, per esempio, sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento, estraendo dall’aria quantità di ossigeno, in percentuale decisamente più alta rispetto ai mammiferi. E ancora: cani e gatti sono fatalmente esposti a un rischio maggiore di esposizione a contaminanti chimici potenzialmente cancerogeni, visto che tendono a trascorrere molto tempo a contatto con il suolo, esposti anche alla polvere, dove tendono ad accumularsi metalli i metalli pesanti. E allora perché non approfittarne? Se lo chiede il New York Times, con un articolo che esplora le opportunità di comprensione dell’ambiente che ci circonda attraverso l’aiuto – passivo, s’intende – dei nostri amici a quattro zampe.
Non mancano, del resto, storie iconiche: nel 2023, per esempio, un treno merci, che trasportava sostanze chimiche tossiche, deragliò nei pressi della cittadina americana di East Palestine, in Ohio. Una catastrofe ambientale dalle ricadute importanti, difficili da quantificare. Gli scienziati si concentrarono allora sui cani, chiedendo ai loro proprietari di applicare speciali targhette in silicone assorbente ai loro collari. Dai risultati preliminari della ricerca è emersa l’esposizione a livelli insolitamente elevati di alcune sostanze chimiche per i cani che vivono in prossimità dell’incidente: ora si indaga sulla possibilità di innesco di alterazioni genetiche associate al cancro. “Studi del genere andrebbero avviati sempre, in occasione di disastri”, ha spiegato al New York Times Elinor Karlsson, genetista presso la UMass Chan Medical School e il Broad Institute. "Del resto – ha aggiunto – gli animali domestici che vivono nelle nostre case sono esposti alle stesse sostanze a cui siamo esposti noi". Non vi è dunque dubbio, secondo gli scienziati, che capire di più su come l'inquinamento influisca sulla salute degli animali domestici possa fornire spunti in grado di preservarci da malattie e criticità. L’esempio più citato è quello, fortunatamente anacronistico, dei canarini da miniera, uccelli usati nelle miniere di carbone come sistema di allarme per rilevare la presenza di gas tossici come il monossido di carbonio. “Ma in quel caso gli animali venivano sacrificati, con i nostri cani e gatti ciò non accade”, annota Audrey Ruple, epidemiologa veterinaria presso la celebre Virginia Tech.
Gli incendi e gli effetti sugli amici a quattro zampeLa letteratura scientifica mostra, del resto, casi in cui gli animali domestici si sono già efficacemente rivelati sentinelle ambientali. E’ per esempio accaduto nel 2020 in California, in occasione di una straordinaria stagione di incendi boschivi. Stephen Jarvis, all’epoca studente, notò che alcuni sintomi (mal di testa, occhi irritati, respiro corto e dolore al petto) lo accomunavano al gatto asmatico del suo compagno Manolo. Così Jarvis, oggi docente alla London School of Economics, si è per così dire illuminato: ha analizzato cinque anni di dati veterinari provenienti da tutta la Gran Bretagna, incrociandoli con i livelli di particolato fine nell'aria, tra i principali inquinanti presenti nel fumo degli incendi boschivi e nocivo per la salute umana. Insieme con un team di ricercatori, ha così documentato come con l'aumento dell'inquinamento atmosferico sia aumentato il numero di visite veterinarie per cani e gatti. Sentenziando che se il Paese mantenesse l'inquinamento atmosferico al di sotto della soglia raccomandata dall’OMS, si potrebbero evitare tra le 80.000 e le 290.000 visite veterinarie all'anno. Con conseguente risparmio economico, tra le altre cose. Una relazione che fa senz’altro riflettere, soprattutto in vista delle conseguenze della crisi climatica in atto, non ultima proprio l’intensificarsi degli incendi boschivi. "Quando pensiamo a come proteggerci dall'aria malsana, dovremmo pensare anche ai nostri animali domestici e alla fauna selvatica", sottolinea Olivia Sanderfoot, ecologa della Cornell University: i suoi studi vertono proprio sugli effetti del fumo sugli animali selvatici.
Monitoraggi costanti per leggere i rischi di cancroTra le questioni più complesse, c’è però l’esposizione regolare a bassi livelli di sostanze nocive, che in alcuni casi può aumentare il rischio di cancro nel corso di una vita. Gli animali domestici hanno una vita più breve degli uomini e maggiori probabilità di trascorrerla in un'unica area geografica: per questo, è tendenzialmente più facile per gli scienziati individuare alcuni di questi possibili effetti. “Non solo, le persone sono anche spesso comprensibilmente preoccupate per i loro animali domestici", sottolinea ancora Elinor Karlsson, che tra l’altro guida “Darwin's Dogs”, un ampio progetto scientifico comunitario che mira a identificare i fattori genetici e ambientali che contribuiscono alla salute e al comportamento dei cani. "Questa attenzione è per noi un’opportunità da cogliere”, aggiunge. Così decine di migliaia di proprietari di cani americani hanno iscritto i loro animali a “Darwin's Dogs” e a iniziative simili, tra cui il “Dog Aging Project” e il “Golden Retriever Lifetime Study”: si tratta di progetti di natura scientifica che raccolgono informazioni sull'esposizione quotidiana degli animali a sostanze chimiche, misurano i livelli di erbicidi nelle loro urine, spediscono per posta piastrine in silicone assorbenti per cani e chiedono ai proprietari di inviare campioni dell'acqua bevuta dei loro cani. “L’adesione è massiccia, non tanto perché la gente ha fiducia nella ricerca scientifica ma perché l’amore per i cani è una leva decisamente forte”.
La Repubblica


